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“La poesia di una donna (anche sotto un vestito)” è un album che, con le sue storie di donna, celebra l’universo femminile. Il titolo nasce dal verso di una canzone dedicata alla personalità anticonformista e controversa di Kiki de Montparnasse, musa e amante dall’animo tormentato di molti artisti d’avanguardia e vera regina della Parigi degli “Anni folli”. Oltre a lei, vengono cantate altre straordinarie figure di donna come la ballerina Isadora Duncan, antesignana della danza moderna; la poetessa Alda Merini, dalla vita vissuta in bilico tra genio e follia; l’attrice Maria Montez, un tempo la stella più brillante di Hollywood. Non mancano poi temi che raccontano situazioni drammatiche, come la tragica realtà delle spose bambine (Spose Bonsai) o la violenza domestica (Vento di tempesta). L’album si chiude, infine, con una versione remastered del brano autobiografico “La rosa del deserto”, che celebra la decisione dell’artista di essere semplicemente se stessa, di scrivere col cuore e per la propria anima, libera da schemi commerciali.
TESTI: Alessandra Giubilato MUSICA: Alessandra Giubilato e Sabino Dell’Aspro PRODUZIONE E ARRANGIAMENTI: Sabino Dell’Aspro
“Non voglio che si pensi che mi sia svegliata una mattina dicendo: ‘Realizziamo un album sulle donne, potrebbe funzionare!’. “Semplicemente negli anni mi sono accorta di aver scritto numerosi brani a tema femminile. Il perché? Probabilmente inconsciamente mi sento spinta ad immedesimarmi con certe figure e certe situazioni. Non credo sia un caso che tutte le donne descritte fossero all’epoca etichettate come immorali, pazze, vanitose o quant’altro; eppure sono tutte donne che, qualcuna più qualcuna meno, hanno in qualche modo dato il loro contribuito al cambiamento del pensiero comune. Ancor oggi andare contro certe convenzioni può essere un problema. Ma una scelta, una decisione presa, un vestito un po’ più corto (o un po’ più lungo!) non ti rendono “più donna” o “meno donna”. Nessuno dovrebbe sentirsi limitato nella propria libertà per paura delle etichette e dei giudizi altrui. È una cosa per cui mi batterò sempre e spero di riuscire a farlo tramite il linguaggio della musica.”
Alessandra Giubilato
ALDA
Il 21 marzo 1931, il primo giorno di primavera, nasceva Alda Merini, la poetessa della gioia e della pazzia. Nonostante una vita segnata da anni passati in cliniche psichiatriche (nelle quale subì ben quarantasei elettroshock) e dalla sofferenza dell’emarginazione, Alda seppe “abbracciare” il suo dolore per trasformarlo in gioia e amore.
“Io il male l’ho accettato ed è diventato un vestito incandescente. È diventato poesia. È diventato fuoco d’amore per gli altri.” (Alda Merini)
“Sebbene non abbia alcuna pretesa di comprendere appieno una filosofia così profonda e complessa come quella della più straordinaria poetessa italiana del ‘900, spero di essere riuscita almeno a cogliere la sua meravigliosa aura ed essenza.” (Alessandra Giubilato)
ISADORA
Ascolta Isadora in versione acustica: https://song.link/i/1511879021
Ascolta Isadora in versione originale: https://song.link/DXtk77rv6c9fq
Considerata la fondatrice della danza moderna, Isadora Duncan (1877, San Francisco, California, Stati Uniti – 1927, Nizza, Francia) ebbe il coraggio di andare controcorrente e rompere i rigidi schemi del balletto classico, ignorando le critiche e gli scherni dei suoi contemporanei. Donna dalla personalità eclettica e una vita segnata da droga, alcol e tragici eventi, Isadora è spesso ricordata anche per la sua morte scenografica: strangolata dalla sua lunga sciarpa rossa, impigliatasi sotto le ruote della Bugatti di un pilota italo-francese.
KIKI
Alice Prin (Châtillon-sur-Seine, 2 ottobre 1901 – Parigi, 29 aprile 1953), soprannominata Kiki de Montparnasse, fu una modella francese che, durante gli Anni Venti, divenne la regina indiscussa dell’effervescente e florida città di Parigi. Musa e amante di numerosi artisti, donna senza regole e anticonformista, venne definita da Hemingway come “una donna che non fu mai una signora,” ma che “dominò l’epoca di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria non abbia dominato l’epoca vittoriana”. È il brano in cui è presente il verso che dà il titolo all’album:
“Nuda come una bozza spogli i segreti di chi i tuoi seni disegna, e quelli di chi non ha mai capito la poesia di una donna anche sotto un vestito”
SPOSE BONSAI
Molte, troppe bambine ogni anno vedono negati i propri diritti fondamentali, come l’accesso all’istruzione, perché costrette a sposarsi troppo presto con uomini molto più vecchi di loro.
STELLA CADENTE
Maria Montez (1912, Barahona, Repubblica Domenicana – 1951, Parigi, Francia) fu una delle più grandi stelle di Hollywood degli anni ’40. Donna bellissima, raggiunse la fama grazie ad una grande determinazione, ma fu presto dimenticata dopo la sua precoce morte. Maria morì a soli 39 anni per attacco cardiaco nella sua vasca da bagno, dove era solita svolgere i suoi trattamenti di bellezza, presumibilmente a causa dell’acqua troppo calda. Oggi, l’attrice riposa nel cimitero di Montparnasse, a Parigi, in una tomba spoglia e abbandonata.
VENTO
DI TEMPESTA
Scelto come brano di traino dell’album, “Vento di tempesta” è la storia di una donna che trova finalmente il coraggio di rompere la relazione con un compagno dispotico e possessivo e di “riprendere il suo volo”. Per l’uscita del singolo era stato previsto un videoclip professionale, ma, a causa del lockdown, il video è stato realizzato nel giardino di casa con un cellulare.
LA ROSA DEL DESERTO
La rosa del deserto è un minerale grezzo, che per la sua particolare forma richiama il noto fiore senza però eguagliarne la bellezza. Era il minerale preferito di una bambina che si sentiva incompresa, come pensava dovesse sentirsi anche quella pietra. La bimba si ritrovava spesso, quindi, a modificare il proprio modo di essere per cercare di assomigliare sempre più a tutte quelle coetanee che, come le rose belle e profumate, erano apprezzate da tutti. Il brano, che dà il titolo all’album del 2018, viene riproposto e ricantato dall’artista per riconfermare la volontà di continuare a scrivere libera da schemi commerciali.
TESTI
ALDA (sono nata il 21 a primavera) Sono nata il 21 a primavera. Tra una stufa ancora accesa in quella stanza senza tempo Spalle nude che si attardano nei bar E Milano cede il broncio alla sua anima leggera Spegne la sua sigaretta e la nebbia se ne va Sono nata di mattina come il pane Che con il suo profumo un giorno mi ha portato via Perché al mio mancava troppo, troppo sale E nel mio grembiule stanco ho imparato la follia Sembra quasi di non invecchiare Mura senza compleanni, non sai neanche più contare Dev'esser primavera, sento il temporale E ci facciamo stretti come pezzi di soli È un concetto sano e razionale Che dove cresce l’odio nasce solo dolore E forse solo un pazzo può vederci l’amore Dev’esser primavera, qualcuno sul muro ha dipinto un fiore Sono nata il 21 a primavera Quasi basta dire questo, che si è fatta già poesia Abbracciando il mio dolore come un figlio che ha paura, Di finire in punizione per la troppa fantasia Fantasia, che mi viene ancora bene, Quella che chiamate arte solo quando vi conviene, Ora scivola ferita tra le dita gialle e franche Ha un pugnale nelle tasche e vederlo è un'agonia ISADORA Ho lasciato i sogni in mezzo al fiume E cassetti da riempire mentre li guardo affogare E se ai più ingenui il polso si è fermato Con la ruggine nel cuore qualcuno si è salvato Se la vita sta a guardare E non sorride più, la porterò a ballare Voi grigi come il fumo, io viva come il mare Rossa come il sole quando muore Nell’eco dei miei passi di velluto Ora ho le caviglie gonfie e il tempo è già scaduto L’ultima follia della mia mente È vedere lo stupore sulle vostre facce spente Danzano le palme con il vento, Il motore canta forte mentre il cielo si fa argento È una carezza il mio foulard di seta, Non è la fine di una strada ma la scia di una cometa KIKI Come in un quadro cubista con l’aria di sfida sedeva scomposta L’aria di chi sconvolge e lo sa e scosta la gonna con gran dignità E senza rigore un letto non ha ma non per miseria né per povertà Ed ogni mattina ha un profumo diverso, ieri di salso, oggi di gelso. Nuda come una bozza spogli i segreti di chi i tuoi seni disegna, E quelli di chi non ha mai capito la poesia di una donna anche sotto un vestito Musa di chi è perso, la regina odor d’assenzio La storia si è sbiadita come un quadro ad acquerello Ma il tuo nome fugge ancora dal silenzio Che non porta né corona né cappello Pallida dea degli artisti, con lunghe notti passate a parlare Di surrealisti, la guerra e i suoi sensi, alzi le spalle davanti al bicchiere Coi vizi indecenti, meretrice e regina, lo spirito audace rimpianto al mattino, E l’ombra sul fianco ha un profumo diverso, ieri di whisky e oggi di mosto. Nuda come una bozza spogli i segreti di chi i tuoi seni disegna, E quelli di chi non ha mai capito la poesia di una donna anche sotto un vestito. STELLA CADENTE Felicità, io l’ho cercata sulle bocche della gente, Non nei sorrisi ma labbra dischiuse al firmamento Perché alle stelle mai nessuno è indifferente Le stelle non si mostrano mai spente Perché alle stelle mai nessuno è indifferente Lo credevo anch’io prima di essere una stella cadente Se offrirai la tua anima, sarà successo e celebrità Nello specchio il tuo mondo ti amerà Solo un pegno e lo sento già, Il tuo nome in eternità Quando la notte sul viso tuo verrà Felicità, io l’ho cercata tra le mani di persone Non in carezze ma scrosci di pioggia sul mio nome E brillerò di più tra tutti i corpi celesti Splenderò di più solo con le mie vesti Perché le stelle mai passano indifferenti Ma riposo anch’io insieme a tante altre stelle cadenti SPOSE BONSAI Siamo veli affaticati In un presepe di cartone, Nei pensieri ben lavati Con il sapone e con la paura Su questa nostra pelle impura Le botte e i solchi della luna Siamo gemme mai fiorite Gelsomini senza luce Mogli e serve senza storia Noi fiumi in piena ora siamo stagni Come aquiloni tra macerie e pianti Cadute in mani senza amore Nei nostri sguardi distanti ci incontrerai Nascoste in piccoli veli bianchi, spose bonsai In occhi opachi un po’ troppo grandi Per aver visto solo dieci anni Nei nostri sguardi ingombranti ci riconoscerai Date alle bestie come gli avanzi, spose bonsai Noi regine del regno di Saba Che non hanno più corona, Salomone ci ha ingannato, Nel banchetto della sciagura Si avventa affamato sulla vergogna Come avvoltoi su una carogna L’aria infetta del suo odore Quegli istanti sono ore Noi paura, lui sudore Ci squarcia l’anima interrotta Il nostro corpo non ha più forza Non fiata più, né si rivolta VENTO DI TEMPESTA Il suono usciva poco, dalle labbra screpolate Screpolate come foglie, tradite dall’estate Parole dure come sassi, come sogni andati a male Parole con un senso che ormai non so più dare Un po’ figlio di pirati, un po’ figlio della strada Mi hai spogliato di corona e in silenzio imprigionata Un po’ figlio di randagi, un po’figlio di fortuna Ho cantato a notti scure quando tutti cantano alla luna Tu che mi hai legato al fondo, tu che mi hai legato al cielo Su una vetta o sotto il mondo, oggi io riprendo il volo Vuoi strappare il cuore al vento perché smetta di soffiare Sono un vento di tempesta che non sai come fermare Come una foglia morta non si accorge di cadere Il vento la sorregge e pensa di volare Ho cercato l’illusione, forse solo la speranza Di trovare libertà nel cielo di una stanza LA ROSA DEL DESERTO A volte mi sento una rosa del deserto Una falsa imitazione di quello che non è Anche quando sento il bruciore della sabbia Credo che sia neve Spesso mi ricordo una rosa del deserto Che prova a sbocciare ma poi non ce la fa Con la sensazione di respirare Quando invece è pietra Potessi cancellare i miei limiti Potessi raccontare i miei lividi io lo farei Ma mi confondo, resto in silenzio, torno al mio mondo Amo parlar di me e di me faccio parlare Ma per trovare l’acqua si deve poi scavare È sempre tra i detriti il più prezioso minerale, Nascosto nella polvere
